I Giubbini Gialli, o « Gilet Jaunes », sono un movimento popolare francese nato nel Novembre 2018 a seguito di misure impopolari adotattate dal Governo Macron, e nella lunga scia dello spirito Rivoluzionario e « Sanculotto » francese. Ma pochi hanno capito il perché ed il percome, e soprattutto perché ora. Piccola cronologia dei fatti, più qualche commento d’ordine storico, politico e istituzionale.

 

Ironia della Storia, il giovane Emanuel Macron ha vergato il programma politico che lo portó nel maggio 2017 alla Presidenza della Repubblica francese in un saggio, apparso fine 2016, dal titolo estremamente evocativo : « Révolution ». Il governo di Macron é senza dubbio un governo riformista, ed é anche quello che in Europa, negli ultimi 30 anni, ha imposto ai suoi cittadini (anche Renzi ci aveva provato, ma con meno successo..) il più grande ritmo di riforme strutturali, in settori e ambiti fondamentali del vivere insieme quali : il mercato del lavoro, le imposte, le violenze di genere e razziali, la corruzione in atti pubblici, la difesa della privacy, la formazione professionale, l’ambiente, ..

Ma come Renzi cadde su una riforma istituzionale a cui il popolo Italiano non era pronto (perché non debitamente preparato dai suoi responsabili pubblici e politici), cosí Macron vacilló pesantemente perché incapace di comprendere a fondo, e con la dovuta empatia ed umanità, il contesto sociale ed economico in cui le sue riforme « a spron battuto » vennero calate. Breve cronologia.

 

Dopo un estate difficile (dovuta ad un affaire che coinvolse una delle sue guardie del corpo) ed una riforma delle istituzioni della V Repubblica francese rinviata « a più tardi », il presidente Macron decise a fine Agosto 2018 di lanciare un’ulteriore, ambiziosissima e capitale riforma, detta della « Transizione Ecologica ». Le teste d’uovo intorno a questo presidente giovane, ma dal carattere ben affermato, giudicavano in effetti propizia la « finestra politica » apertasi dopo l’articolata e complessa riforma del fisco Francese:

  • da un lato il Governo aveva diminuito gli effetti perversi di una tassa ingiusta e depressiva per l’economia, che oggi solo la Francia possiede  in Europa (una tassa « extra », in più rispetto a quella sui redditi, imposta sui patrimoni personali e professionali > un milione di €, di persone generalmente considerate « ricche »)
  • dall’altro liberava potere d’acquisto per le fasce medie e basse, con una complessa e contestuale riforma del cuneo fiscale prima (meno contributi versati dai lavoratori, e quindi salari netti più alti) e del prelievo alla fonte delle imposte sui redditi poi (contrariamente all’Italia – che ne avrebbe peraltro grande bisogno – in Francia vige il principio della responsabilità individuale di fronte alle imposte, per cui stipendi e salari vengono sempre versati al lordo delle imposte sui redditi e locali, e sta poi – anche.. – al lavoratore dipendente, e non solo all’autonomo o alle « partite IVA », dichiarare i suoi redditi da lavoro e pagarvi le dovute tasse, a tempo debito)

 

Ci si potrebbe poi dilungare sull’Equità e la Giustizia di un sistema fiscale e di welfare come quello francese (dove non più del 50% dei cittadini sono tenuti a pagare imposte, mentre l’altro 50% beneficia di uno dei sistemi di Welfare più generosi ed efficienti del mondo), a mio personalissimo giudizio più iniquo (e qui parlo di Fisco) dell’Italiano (dove le tasse beneomale devono pagarle tutti, limitatamente alle proprie capacità reddituali ovviamente). Non lo faremo, ma questa premessa é necessaria per capire un po’ di più il movimento dei cosiddetti « Giubbini Gialli ».

 

Il fuoco alle polveri della reale « rivolta » o « sommossa » dei Gilet Jaunes fu dato proprio da un’infausta coincidenza (forse la finestra politica non era poi cosí aperta..), ovvero la diminuzione del gettito dall’imposta « extra » sui Patrimoni > a un milione di Euro (riformata nel 2017, la tassa ha portato 4,5 miliardi di Euro di gettito allo Stato Francese nel 2017, mentre la previsioni per fine 2018, apparse ad Ottobre, parlano di un gettito atteso di 1,5 miliardi di Euro sull’intero anno fiscale), contestualmente al ritardo sulla messa a regime del « prelievo alla fonte » per i redditi da lavoro dipendente.

 

Per andare di fretta, l’impatto (positivo) in termine di potere d’acquisto per i percentili medi e bassi dei cittadini imponibili, complice anche una congiuntura internazionale non troppo favorevole nel 2018, tarda a farsi sentire (ma dovrebbe effettivamente essere reale nel 2019, perché lo stimolo fiscale dato da questa riforma a redditi medio bassi e al consumo é e sarà effettivamente significativo) ; e nel frattempo « i ricchi » (che sono poche migliaia rispetto ai quasi 30 milioni di contribuenti Francesi) verseranno nel 2018 ben 3 miliardi di Euro di meno in imposte patrimoniali « extra » (non proprio giuste, peraltro…) al Fisco francese.

 

In questo contesto, il presidente Macron decise quindi di lanciare, fine Agosto 2018, la sua « Rivoluzione per un’Ecologia Popolare ». Che i tempi non fossero proprio propizi avrebbe forse dovuto capirlo dalle immediate reazioni di alcuni dei suoi ministri più senior e popolari :

  • dimissioni del ministro dell’interno Gerard Collomb, già sindaco di una delle città più ecologicamente sostenibili di Francia, Lione, ritornato al suo posto di sindaco ;
  • e, soprattutto, dimissioni del carismatico e telegenico Nicolas Hulot, paladino di un Ecologismo intelligente e positivo, del « facciamo qualcosa per il futuro del nostro pianeta e dei nostri figli », ritornato ad essere privato cittadino ed « umile » presidente della sua fondazione ecologista (intelligentemente militante)

 

In filigrana, questi pezzi grossi dimissionari del governo Macron 2 denunciavano la poca capacità di ascolto del presidente, ed una sua mancanza di reale volontà di organizzare vere e proprie consultazioni popolari, sostenute da meccanismi innovativi di democrazia partecipativa (sull’esempio peraltro positivo e di successo della « Grenelle de l’Environnement », voluta dal presidente Chirac e portata avanti in parte anche dal presidente Sarkozy, che aveva prodotto apprezzabili risultati, in particolare nel sostenere la diffusione di una generale cultura di sensibilità ai grandi temi dell’Ambiente ed un cambio di alcune delle abitudini meno sostenibili della stragrande maggioranza dei cittadini Francesi).

 

Ma il giovane presidente non ascoltó, e galeotta fu quindi la costestuale disseminazione a mezzo stampa e reti sociali della (vera) informazione sul minore gettito dall’imposta patrimoniale « sui ricchi » ed aumenti significativi dei prezzi della benzina (per lottare contro il riscaldamento del pianeta ed incitare le persone, tutti quanti i Francesi, a quel punto, ad usare i mezzi pubblici, possibilmente elettrici, e a dotarsi anche perché no di auto, scooter o biciclette elettriche). Per quanto sbagliata (le fasce medie e basse dei contribuenti non avrebbero comunque potuto aiutare la chiusura del bilancio 2018 dello Stato francese – dove mancheranno comunque quei 3 miliardi di Euro dei « ricchi » – pagando più caro il carburante che serve a mamma e papà per portare i figli a scuola e andare a lavorare ; questo, per un semplice fatto contabile : l’aumento sui carburanti proposto ad Ottobre 2018 e vigente dal Gennaio 2019 non avrebbe comunque portato sufficientemente gettito allo Stato per colmare il buco « dei ricchi » del 2018, che in realtà era già previsto venisse colmato da tagli e altri introiti ficali), é chiaro che l’associazione « emotiva » di questi due fatti (per quanto contabilmente incompatibili) é comprensibile, ed ebbe l’effetto di mettere il fuoco alle polveri.

 

Il resto, sono dati e informazioni ormai note ai più, ovvero :

  • nascita di un movimento dal basso via le reti sociali, detto dei « Giubbini Gialli », senza leaders ma con alcune rivendicazioni giuste (e tante invece « sbagliate », perché frutto di disperazioni e frustrazioni personali non risolvibili collettivamente, ma via una più attenta considerazione e responsabilizzazione degli individui)
  • la natura capillare, territoriale e regionale di un movimento che fatalmente divenne « contribuenti medi e poveri sparpagliati sul territorio » contro « contribuenti medi e ricchi che vivono nelle grandi città »
  • la radicalizzazione di una parte non residuale del movimento : nei momenti di maggiore mobilitazione (con circa 150 mila persone attive su tutto il territorio di Francia e Oltremare) circa da 8 a 10 mila persone si fecero riconoscere direttamente per atti di violenza sulle forze dell’ordine, o per pesanti degradazioni a beni pubblici e privati (sabato 1 e sabato 8 dicembre, la città di Parigi venne messa letteralmente a ferro e fuoco da « casseurs » violenti  e si contarono più di 2 mila arresti ; sempre sabato 8 dicembre la prefettura del Puy en Velay venne data alle fiamme, l’Arco di Trionfo e soprattutto la tomba del milite ignoto di Parigi profanate ; etc.) ; in queste poche settimane precedenti al Natale, di assoluta follia popolare, oltre alle migliaia di arresti, si contarono pure centinaia di feriti tra le forze dell’ordine ed alcuni morti tra i Giubbini Gialli, la cui principale forma di mobilitazione consiste nel rallentare il traffico delle auto su rotatorie, ponti, viadotti, tunnel (e alcuni sono morti investiti da auto di persone colte da panico, o anch’esse da forme di momentanea e disperata follia)
  • la manipolazione del movimento, fondamentalmente anarchico, da parte delle anime più nere e violente dell’azione politica Francese, con un’ineluttabile escalation di violenza verbale (e non solo), minacce, ritorsioni, etc.. (una per tutte, i tentativi di dialogo tra il Governo e sedicenti « rappresentanti » del movimento dei Giubbini Gialli : alla fine, nessuno della dozzina di cittadini offertisi volontari per il dialogo si presentó all’incontro col primo ministro, perché 10 di essi direttamente minacciati di morte a mezzo reti sociali o peggio – si registrano anche atti di vandalismo in abitazioni private di deputati, o responsabili politici e del movimento sul territorio – ed i 2 coraggiosi restanti rifutarono l’ingresso nella sala di riunione del palazzo del Governo semplicamente perché non gli sarebbe stato possibile ritrasmettere in diretta Facebook o simile i colloqui coi ministri del Governo Macron)
  • la virulenza del discorso politico, ormai tirato dalle posizioni più estreme e da un linguaggio sempre più « muscolare », regolarmente inquinato da tesi complottiste, fake-news, da una generale fragilità di molti argomenti e dal limitato senso critico alla base di opinioni e posizioni talvolta popolari e diffuse (soprattutto nella giungla sempre più inestricabile delle reti sociali)

 

Morale della favola (che favola non é, purtroppo) ?? Il Natale giunse, Babbo Natale Macron, magnanimo, aprí grande il suo portafoglio (sospensione degli aumenti dei carburanti ; premi e 13esime per tutti o quasi, ovvero per il 50% che già non paga le tasse sui redditi; aumento dei salari minimi ; il costo di queste misure solo in parte « una tantum » di fine 2018 é stimato attorno agli Euro 10 miliardi, con un impatto diretto sul rapporto debito pubblico su PIL francese, di 50 punti base – che é cifra enorme : il deficit francese per il 2018 sarà quindi 3.4% del PIL, contro il 2.9% previsto nel documento di pianificazione budgetaria pluriannuale appena ridiscusso e approvato dal Parlamento francese, in Ottobre 2018) ed i moti fatalmente si calmarono.

 

Ma la vera domanda é : il movimento dei Giubbini Gialli ci ha reso tutti migliori ? Quali sono le garanzie, anche istituzionali, che tali sommosse, movimenti malpancisti, rivolte anarchiche di piazza, non si riproducano anche per il Natale 2019 ? La risposta che mi sento di dare é : purtroppo No. Macron ha di certo ceduto, e forse sarà più prudente la prossima volta che cercherà di accellerare sul ritmo delle riforme previste nel suo programma di Governo. Il 99.9% dei Gilets Jaunes rimarrano persone relativamente disperate, la cui coscienza civica ed intelligenza politica non uscirà necessariamente migliorata da queste poche settimane di follia rivoluzionaria (e non sono certo i 100 Euro in più al mese a chi beneficia di un salario minimo che renderà i loro quotidiani più sopportabili).

 

Purtroppo, e questo secondo me é il più grande dramma di questo movimento, é che la Democrazia Rappresentativa (in cui idealmente i/le migliori e i/le « più rappresentativi/e » tra di noi vengono eletti al Parlamento e poi, eventualmente, nominati ad assumere alte cariche di Governo per conto della nostra collettività tutta) ne esce una volta di più scornata e malconcia.

 

Soluzioni possibili ? Riformare le Istituzioni della V Repubblica Francese (e, sulla falsariga, anche quelle della 1° Repubblica Italiana, dove i Giubbini Gialli M5S governano pure..), trasformando :

  • i Senati in camere rappresentative dei territori e delle loro istanze, con magari forme di elezione indiretta dei loro membri (che potrebbero per esempio cumulare mandati di presidenti di Regione o dei Parlamenti regionali con un mandato di Senatore/trice)
  • limitare i poteri dei Parlamenti nazionali (o Camere Alte) a poche funzioni regaliane capitali (la protezione dello Stato di Diritto, Giustizia, Ordine Pubblico, Difesa, coordinazione Budgetaria con Europa e Regioni), e contestualmente anche il numero dei/lle deputati/e
  • ampliare i poteri, normativi e di governo (in materia d’Istruzione, Trasporti & Mobilità, Economia & Lavoro, Urbanistica & Infrastrutture, Cultura & Sport, Ambiente – Ecologia – Sviluppo Sostenibile) dei due livelli d’amministrazione pubblica più vicini ai cittadini (le Regioni e i Comuni)
  • inserire in tutte le Costituzioni degli Stati nazionali Europei nuove forme di Democrazia Partecipativa e Diretta (in ambiti specifici, ma ampi, quali : i diritti e i doveri delle persone ; le libertà individuali, politiche, economiche e sociali ; l’ambiente e la preservazione della natura e della specie ;…) e rendere possibili fatti politici che sono già realtà in tanti paesi e comunità del mondo (dall’Islanda al Bouthan, dalla Svizzera al Perù, dalla California al Trentino Alto-Adige italiano), trasformando cosi la legittima furia e disperazione popolare in qualcosa che aiuti ed aiuterà a migliorare il Futuro di tutti/e noi (penso alle leggi o referenda d’iniziativa popolare, o a una migliore integrazione delle associazioni civiche nei dibattiti parlamentari, tanto a livello Europeo che a livello delle varie Regioni del nostro Continente).

Ce la faremo ? Questo dipende solo da noi #riprendiamoci #tuttiresponsabili

Parigi, 31 Dicembre 2018